lunedì 30 maggio 2016

scrittura collaborativa


Ancora un esperimento di "flipped classroom" e di apprendimento cooperativo.
Stavolta il tema scelto riguarda il romanzo d'avventura.
Primo step: i ragazzi guardano a casa questo breve video


Secondo step: discussione e approfondimento in classe.
Mappa concettuale sulle caratteristiche del genere avventura, raffronti con l'Odissea e lettura di brani tratti da "Robinson Crusoe" di Daniel Defoe.

Terzo step: scrittura collaborativa.
I ragazzi, divisi in gruppi, compongono una loro storia avventurosa, basandosi su una serie di tracce indicate nell'antologia, che mantenga intatte tutte le caratteristiche tipiche appena studiate.

Al lavoro!





 

Non sempre è facile accordarsi, però la mediazione prevale sempre ed il lavoro procede nel migliore dei modi, tanto che nel giro di un'oretta i gruppi hanno concluso le loro storie.
E a fine lavoro?
Lettura in classe degli elaborati prodotti e scelta di quello più originale, intrigante, incalzante e sorprendente.
Cosa vince il gruppo che si aggiudica l'elaborato migliore?
Un applauso della classe (e della prof)!
Perché così poco?
Perché, in realtà, non c'è un gruppo vincente.
La classe intera, lavorando così, ha vinto!

Questi gli elaborati prodotti:

Racconto di avventura di Ginevra, Alessia e Sara
Una strana scoperta nel deserto del Sahara
Nel 1976 una troupe americana di archeologi decise di partire per il deserto del Sahara in cerca di un'antica tomba egizia. Arrivati nel luogo prescelto, mentre gli archeologi preparavano i loro materiali, videro arrivare un uomo anziano che intimò loro di fermare la loro missione, dicendo che se avessero continuato le loro ricerche ci sarebbero state delle gravi conseguenze per tutti. I ricercatori non dettero per niente peso a queste parole e continuarono il loro lavoro. Dopo giorni e giorni di ricerche, trovarono una specie di piramide sotterranea appartenente ad un antico faraone egizio così, tutti entusiasti, entrarono all'interno di un piccolo tunnel. Usciti di nuovo all'aria aperta, riferiscono tutti di aver visto dei graffiti raffiguranti un faraone circondato da molti bambini. Qualche giorno dopo alcuni ricercatori tornarono nel tunnel e si accorsero di avere tutti i sintomi di una strana febbre alta, un colorito verdognolo e strane macchie verdi cutanee. Pochi giorni dopo questi archeologi morirono misteriosamente. Alcuni loro compagni di viaggio credevano che si fosse trattato della maledizione dell'uomo anziano e decisero di tornare a casa, altri, invece, vollero rimanere per cercare di trovare delle spiegazioni scientifiche a quanto accaduto. Dai risultati delle autopsie emerse che la morte dei colleghi era dovuta a delle tossine prodotte dalla pelle in putrefazione che era venuta a contatto con delle bende e che aveva prodotto delle sostanze nocive rimaste chiuse nella tomba per migliaia di anni.
Scoperta la verità, alcuni archeologi decisero di tornare nel tunnel muniti di ossigeno e tute apposite e, dopo aver camminato a lungo, si trovarono di fronte al corpo mummificato del faraone e, vicino ad esso, molte altre mummie di bambini. Studiando approfonditamente il caso, i ricercatori scoprirono che quel faraone, chiamato Angrades III, era considerato protettore dei bambini e ogni volta che uno di essi moriva, veniva sepolto accanto a lui per essere protetto nell'aldilà. Gli archeologi avvertirono le autorità egiziane affinché ripulissero e disinfettassero la tomba dalle sostanze nocive e così fu fatto. Intanto agli archeologi coraggiosi fu affidata un'altra missione: trovare un'altra tomba egizia nei dintorni del monte Sinai.

Racconto di avventura di Filippo, Sharma, Giulio B. e Giulio S.
Un meteorite misterioso
20 dicembre 1969 - direzione Groenlandia
Una nave rompighiaccio parte per una missione segreta perché è stato segnalato al Polo Nord un meteorite molto particolare: aspetto bellissimo ma potenzialmente pericoloso per degli strani fluidi che emanano dalla sua superficie.
A bordo della nave si trova un geologo di nome Chris Mc Ronald che era impaziente di studiare questo corpo celeste misterioso.
Chris è consapevole che si tratta di  un evento eccezionale per la storia dell'umanità, ma è anche consapevole che può rivelarsi molto pericoloso.
21 dicembre 1969 - largo delle coste della Groenlandia
E' scesa la notte e il mare è molto mosso. E' prevista una violenta tempesta, ma il geologo Chris, troppo euforico all'idea di indagare sul meteorite, non è poi molto preoccupato.
22 dicembre 1969 - Groenlandia
La nave si sta avvicinando al Polo Nord e il ghiaccio tra le onde si fa sempre più spesso. Il geologo Chris è sempre più euforico. Il capitano della rompighiaccio annuncia che a causa del ghiaccio l'imbarcazione si troverà costretta a rallentare.
23 dicembre 1969
Sta per calare la notte e il ghiaccio è veramente molto spesso. All'orizzonte si intravedono i primi iceberg ed il geologo Chris e il capitano iniziano ad essere molto preoccupati.
24 dicembre 1969
Vigilia di Natale. La nave urta un iceberg che fa incastrare la prua e blocca la sua traversata. Il capitano fa calare un piccolo motoscafo in cui salgono il geologo e tutte le altre persone che si trovano a bordo.
25 dicembre 1969 - Polo Nord
Giorno di Natale. Tutti i partecipanti alla missione avvistano il meteorite e si avvicinano. Con delle siringhe speciali Chris estrae dal corpo celeste un liquido molto acido con lo scopo di analizzarlo accuratamente. Nel viaggio di ritorno però una goccia del liquido finisce in mare e immediatamente una grande lastra di ghiaccio si sciolse come fosse burro liquido.
Chris ne approfitta per svuotare il contenuto della siringa sull'iceberg che aveva incastrato la nave, così la rompighiaccio può proseguire la traversata e caricare direttamente a bordo il meteorite stesso. Ma attenzione: l'effetto era tale che per la Terra poteva significare anche scioglimento immediato di tutti i ghiacciai. Ma Chris riesce a rinchiudere il meteorite in un museo di Rejikiavik dove nessuno avrebbe potuto più toccarlo, ma solo vederlo da lontano.


Racconto di avventura di Gabriele C., Gabriele V., Giacomo, Eugenio e Gianbattista
La terra dei canguri
Un geologo di nome Ambrogio Fogal decide, insieme al suo cane Rex, di andare a fare un'escursione nel deserto australiano ma, una volta arrivati, trova subito un ostacolo: una famiglia di canguri, infettata da un virus letale, che aveva intenzione di uccidere tutta la popolazione vivente in Oceania. Ambrogio Fogal si accorge del pericolo e decide di intervenire per impedire la strage.Proprio mentre stava dando la caccia ai canguri, uno di essi lo vede, lo colpisce con le zampe anteriori e lo spinge in una cavità di una roccia per tenerlo prigioniero e poi ucciderlo. L'uomo sviene, ma dopo qualche ora  si risveglia e cerca di trovare una via di uscita. Dopo diversi tentativi di fuga si imbatte in una zona della roccia che, dai graffiti impressi sulle pareti, si capiva che fosse stata abitata da antiche tribù. Trova al suo interno delle provviste e dei vestiti nuovi e ben tenuti e tutto ciò gli sembrò molto sospetto. Ad un tratto sente dei passi che annunciano l'arrivo di qualcuno e si nasconde per non essere visto. Ambrogio intravede che l'uomo che si è avvicinato è strano e molto trascurato, però cerca di non far rumore per non farsi scoprire.  All'improvviso, però, fa cadere un oggetto pesante e l'uomo si accorge della sua presenza. Tra i due scoppia una lotta e lo strano personaggio cerca di uccidere Ambrogio, il quale che spiega disperatamente di essere stato rinchiuso lì da dei canguri killer. Allora l'uomo capisce che anche lui aveva fatto la sua stessa fine infatti, molti anni prima, anche lui si era ritrovato in quella cavità rocciosa perché spinto lì dai canguri. Ambrogio e l'uomo fanno amicizia e insieme riescono a trovare una via d'uscita e, aiutandosi a vicenda, riescono a uscire all'aria aperta. Una volta fuori, cercano di farsi venire un'idea in testa per come fare a fermare l'infezione dei virus portata dai canguri e provano ad utilizzare delle erbe curative da spalmare nel corpo dei canguri. Si accorgono che la cosa funziona quando riescono a toccare uno dei canguri che li stava di nuovo assaltando. Tutti i canguri, stanchi di avere quella malattia terribile, si fecero ungere con la pomata di erbe per poter guarire e infatti tutti quanti tornarono sani e salvi.

Racconto di avventura di Vanessa, Elena e Sofia M.
Adventure of life
40 anni fa 3 girlscout, un geologo ed il suo cane di nome Bob decisero di compiere un viaggio in mare per poter studiare la vita dei pinguini e delle orche. Nessuno di loro però possedeva i soldi necessari per comprare una barca, così acquistarono dei biglietti per fare un viaggio in nave con direzione Polo Nord. Il viaggio iniziò e dopo qualche giorno arrivarono al Polo Nord. Pochi minuti dopo l'arrivo cominciarono subito le ricerche e trovarono un pinguino a cui dettero il nome di Thomas, però il cane Bob era molto geloso di Thomas perché tutte le attenzioni erano rivolte a lui, dato che aveva anche una infezione all'ala che lo tenne ricoverato per un mese. Dopo averlo curato le girlscout, il geologo e il cane ripartirono in direzione Messico e, durante il viaggio, scoppiò una terribile tempesta, tanto che il cane cadde in mare. Tutti cercarono di salvarlo rischiando la vita e, per fortuna, ce la fecero a farlo risalire a bordo. Una nuova nave aiutò tutto l'equipaggio a tornare a casa e i protagonisti di questa avventura rimasero tutta la vita insieme e fecero molti altri viaggi avventurosi.
Quando si racconta questa storia c'è chi indica un finale diverso: il pinguino curato dall'equipaggio era stato in nave e anche lui viene coinvolto nella tempesta. Essa durò tre ore ma la nave alla riuscì ad approdare in un'isola dove c'era una grotta che fu presa come riparo dalla pioggia. Quando tutto finì, tornarono tutti insieme a casa e rimasero amici per sempre.

Racconto di avventura di Marco, Michele, Riccardo e Nadia.
Escursione in alta montagna
Una mattina d'estate tre boyscout decisero di fare un'escursione nel Monte Rosa con il loro cane Argo. Dopo qualche ora di camminata decisero di riposarsi e di fare un pic-nic, poi si inoltrarono in un fitto bosco in cui c'erano stati in passato degli avvistamenti di orsi e bruni. Argo era molto agitato e percepì che stava per succedere una catastrofe, sentì dei rumori sospetti e cercò di far allontanare le persone che erano con lui dal bosco, ma nessuno lo ascoltò e tutti proseguirono il cammino. Dopo solo 10 minuti sentirono una forte scossa, come se fosse avvenuto un terremoto, ma forse era un albero che era caduto per terra; il boyscout più piccolo cadde in un fossato ferendosi una gamba e, attratto dall'odore del sangue, sbucò tra gli alberi uno spaventoso orso bruno che si avvicinò pericolosamente al ragazzo. Gli altri membri della compagnia, dopo l'iniziale spavento, cercarono di escogitare un piano per difendere il ragazzo e far allontanare l'orso. Quando l'orso si avvicinò al ragazzo ferito, il cane Argo gli balzò al collo e lo morse con tutte le sue forze. L'orso, preso di sorpresa, si allontanò. A questo punto non restava che liberare il boyscout. Uno di loro si ricordò che nello zaino avevano una corda, perciò la calarono nel fossato e il ragazzo fu salvato.










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