domenica 17 marzo 2024

Da Gertrude ai disturbi alimentari

 

A volte certe associazioni sembrano impossibili, specialmente se inserite in un contesto scolastico: come si può parlare della monaca di Monza e finire a discutere di disturbi alimentari?
Invece tutto ciò è possibile, possibilissimo. A patto che l'insegnante, nel suo ruolo di facilitatore, ponga le giuste sollecitazioni e, privo di atteggiamento giudicante, assuma una posizione di apertura alla direzione che la discussione prenderà.
Una discussione autentica, seppur direzionata verso una riflessione esplorativa grazie a domande stimolo, non può che prevedere uno sviluppo non conosciuto a priori, ma proprio per questo arricchente. Ci arricchiamo ogni volta che accogliamo contributi e punti di vista degli altri e la vita di classe permette a tutti i suoi membri (insegnante compreso) di beneficiare di questo arricchimento, se lo si vuole, in modo autentico e profondo.
Non nego che questo genere di riflessioni mi venga naturale anche per il mio interesse verso il mondo della philosophy for children e delle esperienze di educazione al pensiero... ma oggetto di questo post non è certo un certo tipo di formazione che ha influenzato il mio modo di fare scuola, bensì un'occasione per ripercorre un certo tipo di percorso svolto in classe dalle connessioni inusuali e a prima vista imprevedibili: da Gertrude dei Promessi Sposi alle problematiche legate ai disturbi alimentari. Vediamo com'è andata.


Dopo la lettura di alcuni brani dei Promessi Sposi, ci siamo soffermati sull'analisi dei personaggi più significativi e, in evidente ottica orientativa, sulle loro modalità di affrontare le scelte di vita: Don Abbondio, Fra' Cristoforo, l'Innominato sono coloro che hanno permesso di improntare le riflessioni più interessanti, ma chi ha suscitato maggior partecipazione e coinvolgimento emotivo è stata proprio lei, Gertrude, la famosa monaca di Monza.
Dividendoci tra chi comprendeva la sua incapacità di ribellarsi alla odiata vita monastica voluta dalla famiglia e chi non la giustificava per la mancata volontà di combattere per ciò che realmente desiderava, siamo partiti da queste sollecitazioni: 
- Ma è veramente così facile essere liberi di scegliere ciò che davvero vogliamo?
- Le nostre scelte sono sempre frutto di quello che desideriamo noi oppure possono essere anche influenzate da quello che desiderano gli altri?
Annotazioni, discussioni e momenti più formali di scrittura hanno portato a percorsi di riflessioni molto interessanti.
I ragazzi hanno parlato di scelta delle scuole superiori influenzata dalle aspettative della famiglia, di pomeriggi passati con una compagnia di amici poco gradita ma indispensabile per rientrare in una cerchia di conoscenze più "popolari", della ricerca di capi di abbigliamento all'ultimo grido per essere accettati in un certo gruppo e di desiderio di piacere agli altri, più che a se stessi, anche cercando di imitare modelli di perfezione impossibili ricavati da tv o social media.
Ed è proprio a causa della ricerca di perfezione, unita a possibili problematiche affettive profonde o a scarsa fiducia in se stessi, che molti ragazzi hanno parlato di un problema purtroppo molto più diffuso di quanto si creda: il disturbo alimentare.
Visti i possibili collegamenti con l'ambito scientifico, oltre che con tematiche di attualità e di educazione alla cittadinanza consapevole, la classe ha svolto approfondimenti sulle diverse tipologie di disturbo alimentare (anoressia, bulimia, binge eating) e, nel contempo, ha riflettuto sulle conseguenze di certi comportamenti sull'organismo e sulla psiche, ma anche sull'importanza della lotta al body shaming e dell'incentivo alla body positive ovvero all'accettazione del proprio corpo e di sè.

Abbiamo letto articoli di giornale e ascoltato testimonianze reperite sui maggiori organi di informazione nazionale. 
Abbiamo ascoltato con attenzione le parole della canzone La rabbia non ti basta di BigMama presentata all'ultimo Festival di Sanremo...


... e, sempre in tema di body positive e body shaming, abbiamo osservato una foto che denigrava la sua fisicità.


Tutti quanti ci siamo trovati d'accordo con quanto espresso nel testo della sua canzone di BigMama, specialmente in queste parole

"Guarda me, 
adesso sono un'altra
la rabbia non ti basta, 
hai cose da dire.
Se ti perdi segui me.
Quel vuoto non ti calma,
è il buio che ti mangia 
e non ti fa dormire"

E, a proposito di vuoti da colmare - molto spesso riscontrati alla base dei problemi legati ai disturbi alimentari e alla mancata accettazione di sé -, abbiamo infine letto e commentato il potentissimo albo illustrato Il buco di Anna Llenas, impegnandoci in annotazioni scritte e condivise





Infine abbiamo realizzato un cartellone che mettesse in evidenza le tappe più significative del percorso svolto e lo abbiamo appeso in aula in occasione della giornata dedicata ai disturbi alimentari (scoprendo, grazie a questo video  disturbi alimentari Fanpage, il motivo per cui il fiocco viola è stato scelto come immagine simbolica).


Ecco dove ci ha portato la domanda stimolo partita da Gertrude e dalla sua mancanza di volontà: a parlare dei pericoli dovuti alle scelte che ci costringono a fare gli altri e all'importanza delle nostre scelte da fare in piena libertà, accettandosi per quello che si è, per come si vuole vivere per ciò che si vuole diventare.
Sì, anche ragazzi di tredici anni sono in grado di ragionare su tematiche così rilevanti con consapevolezza e autenticità. Basta dar loro fiducia e porsi in posizione di ascolto. Tutto qui.

martedì 13 febbraio 2024

Conversazione sul fascismo

 



Sì, conversazione sul fascismo. Non spiegazione o lezione sul fascismo, ma conversazione sul fascismo. Perché? Perché, per prima cosa, del fascismo occorre parlare e far parlare.

- Finalmente parliamo delle dittature, prof! Non vedevo l'ora!
- Ma come ha fatto Mussolini ad avere tutta l'Italia dalla sua parte? Che sensazione deve essere quella di avere tutti che ti adorano e credono a ogni cosa che dici! 
- Si può dire che è stato una specie di grande influencer? 
- Il fascismo era pericoloso? Ma si è affermato di più o di meno durante la guerra?
- Perché Mussolini si faceva chiamare duce?

Le domande sono tante, immediate. Per prima cosa, vediamo di fare un po' d'ordine.
In un post-it cerchiamo di scrivere tutte le domande o tutto ciò che sappiamo/crediamo di sapere sul fascismo. Scrivono tutti, anche coloro che solitamente in classe si espongono di meno, e i post-it di ognuno vengono sistemati nella lavagna, così da poter avviare la conversazione e darle un certo ordine.




- Il fascismo è un movimento politico nato in Italia da Benito Mussolini e fu molto acclamato
- il fascismo è nato durante la seconda guerra mondiale?
- Mussolini ha creato il fascismo e ha preso il potere con la forza
- vorrei vedere la dichiarazione di guerra di Mussolini, il duce
- io ho visto su YouTube un video di Mussolini con Hitler che erano insieme: Hitler odiava gli ebrei ma Mussolini non so che ha fatto. Perché si sono alleati?
- i fascisti erano vestiti di nero e picchiavano le persone
- il partito fascista è nato con le camicie nere 
- Mussolini ha governato l'Italia dal '43 al '45
- non vedevo l'ora di parlare di questo periodo storico perché ne so poco 

Le riflessione sono state quasi tutte di questo tenore: molto interesse verso l'argomento, molti dubbi e molte questioni su cui riflettere e discutere. Bene, cominciamo. Forse è bene cominciare dall'inizio del fascismo e dall'inizio della dittatura. 

- Hanno detto bene coloro che lo hanno definito movimento politico. Il fascismo è nato così, come movimento, non come vero e proprio partito.
Tutti sapete che il leader era Benito Mussolini e molti hanno scritto che le camicie nere, all'origine del movimento, si comportavano in maniera violenta con la popolazione. Questo corrisponde a verità.
Sulle date di inizio del potere, alcuni fanno riferimento al periodo della seconda guerra mondiale: questo non corrisponde a verità. Il 1943, indicato da un paio di voi, è in realtà l'anno in cui il fascismo in Italia perde il potere. La data di inizio della dittatura fascista risale a una ventina di anni prima, esattamente al 1922, anno della cosiddetta "marcia su Roma"

- Sul libro c'è una foto della marcia su Roma, prof! 
- In realtà non è una foto, ma un dipinto. Realistico sì, ma si tratta di una pittura e il suo autore, che si chiama Giacomo Balla e appartiene alla corrente dei futuristi, lo ha dipinto una decina di anni dopo la marcia su Roma. E, cosa importante, ritrae una situazione falsa perché inserisce alla guida della marcia Benito Mussolini. In realtà lui non c'era e raggiunse le camicie nere solo in un secondo momento. 
- Ma la dittatura fascista inizia con una rivoluzione delle camicie nere senza Mussolini?
- In realtà non si trattò di una rivoluzione, ma di una marcia, appunto, dei seguaci di Mussolini. Volevano intimidire i luoghi istituzionali della politica, è vero. Ma la presa del potere per i fascisti avvenne in modo del tutto legale, infatti fu il re Vittorio Emanuele III a conferire a Mussolini l'incarico di governo


- Ho visto su internet alcune foto di Mussolini e la posa è sempre così come in questo quadro: faccia seria, mento alto, busto diritto...
- Anche io l'ho visto e ho visto anche Hitler che era come lui. Forse Mussolini copiava Hitler.
- Però Mussolini andò al potere nel 1922 e Hitler nel 1933. Quindi chi ha copiato chi?
- Ma allora è stato Hitler che ha copiato Mussolini!
- Lo dicevo io che Mussolini è stato una specie di influencer!
- Sicuramente nella comunicazione, nei comportamenti e nella gestualità Mussolini ha ottenuto per la prima volta un effetto nuovo ed era proprio l'effetto che voleva ottenere: apparire come l'uomo forte, autoritario che non aveva paura di niente e di nessuno, che sapeva fare tutto, che non dormiva mai... voleva forse, sì, essere un influencer, l'influencer più forte di tutti. Anzi, di più: voleva essere una divinità da venerare.
Osserviamo un po' di foto o filmati in cui appare il duce (si faceva chiamare così a ricordo dell'antica Roma, quasi fosse un uomo fuori dal tempo, proveniente da epoche passate e gloriose) e annotiamo come e dove viene ritratto o filmato, cosa dice e come lo dice, come si veste, come si muove e come modula il tono della voce...



- E osserviamo un po' di foto e filmati di Hitler...
- Ma certo che si somigliano, prof! Si comportano nello stesso modo! 
- Però Hitler mi fa più paura. Sarà per la parlata tedesca...



- Osserviamo anche queste foto e annotiamo cosa appare...
- Mussolini a cavallo, nella neve, in aereo, in acqua. Un tuttofare, insomma!
- Secondo me faceva la foto e poi se ne andava. Ad esempio, metteva gli sci, il fotografo scattava la foto e poi andava via. Mica sapeva sciare veramente...
- Però deve essere stata per lui una bella soddisfazione vedere quella gente che lo adorava. Io credo che sarebbe piaciuto anche a  me. Anzi, mi sarebbe piaciuto andare ad ascoltarlo. Anzi, mi piacerebbe vederlo oggi.



- Sicuramente vedere tutta quella gente che lo adorava gli dava soddisfazione, ma siete proprio sicuri che vederlo oggi, con voi che magari vi ritrovate nelle stesse condizioni di quando era al potere, vi farebbe piacere?
- Non lo so, forse sarebbe divertente. I suoi gesti mi sono sembrati un po' buffi.
- Andare a vederlo ogni tanto e ascoltarlo ogni tanto... boh... si può fare.
- Facciamo così: prendete un altro post-it e scrivete di nuovo. Stavolta annotate quali sono le attività che vi piace fare durante la giornata.
- Prof, ma non cambierà mica argomento! E' interessante parlare dei tempi del fascismo.
- Non cambio argomento affatto, tranquilli. Voi pensate a scrivere cosa vi piace di più fare durante il giorno.




- mi piace giocare alla play station
- mi piace giocare a calcio il sabato pomeriggio e la domenica mattina
- il pomeriggio mi rilasso sul divano col cellulare
- mi piace andare a danza
- mi piace andare in palestra e fare aeral dance
- adoro fare shopping con la mia mamma e le amiche
- mi piace andare a mangiare il sushi

- Bene. Molte di queste cose, anzi praticamente tutte, non avreste potuto farle se voi foste vissuti durante il fascismo.
- Davvero? E perché? 
- Perché il fascismo impose molte leggi restrittive delle libertà personali e tutti gli italiani si dovevano comportare come imponeva il regime. Anche durante il tempo libero.
- Ma è assurdo, prof!
- Sì, lo è. Ma era così.
Ad esempio, non avreste potuto trascorrere tutto il tempo nel divano. Il duce voleva che i giovani maschi fossero forti, atletici, scattanti, allenati. Pronti per combattere e per sacrificarsi per la patria.
Voi femmine dovreste esser state posate e obbedienti, magari interessate al ricamo o ai lavori domestici, pronte a tirar su figli per la patria.
Quindi niente danza, tantomeno aerial dance.
Ma i maschi si dimentichino anche gli allenamenti di pallone e le partite del sabato: se è pur vero che a scuola di sabato non sareste andati, avreste però dovuto fare ginnastica o allenarvi per metter su coreografie in onore del duce.
In più niente abbigliamento libero: a scuola, ma anche in giro, occorreva indossare le divise di appartenenza al proprio gruppo sociale in cui si veniva inquadrati.




- Cosa? E se qualcuno si ribellava? O se un genitore andava a protestare?
- Protestare non era possibile. Si finiva picchiati, arrestati e mandati al confino, cioè in delle prigioni localizzate in posti sperduti, lontano da tutti e da tutto. 
E, fin da bambini, le persone subivano l'influenza massiccia della propaganda: scritte ovunque sul duce che ha sempre ragione, statue in suo onore, motti come CREDERE - OBBEDIRE - COMBATTERE inculcati in testa fin da piccoli...




A proposito di aeral dance o play station. Non avreste potuto esprimervi così. Le parole dovevano essere tutte italianizzate. Non esisteva parlare con i termini inglesi come si fa oggi.
E scordatevi subito il sushi: potevate mangiare solo cibi italiani.
Anzi, con l'autarchia economica voluta da Mussolini, i cibi che giungevano in tavola erano per lo più prodotti in Italia con alimenti talora di scarsa qualità, visto che vennero modificate le leggi vigenti in materia di importazione ed esportazione, per fare in modo che la nazione contasse solo sulle sue (scarse) risorse.
Per non parlare del regime alimentare di ristrettezza vissuto dagli italiani in tempo di guerra: si poteva far la spesa solo con una tessera che concedeva cibo in quantità molto limitate, così trovare da mangiare diventò difficilissimo e le persone, disperate, vissero in condizioni terribili, quotidianamente tormentate dalla fame. Ma la propaganda al servizio del potere nascondeva tutto ciò e continuava a martellare la popolazione con i successi (falsi) ottenuti dal regime attraverso manifesti pubblicitari, riprese video, annunci radiofonici e notizie di giornale pilotate.



- In merito al cellulare, vi chiedo di riflettere: secondo voi, oggi, Mussolini avrebbe permesso agli italiani di poterlo usare?
- Secondo me no. E poi non sarebbe stato possibile produrlo in Italia perché i materiali che lo formano provengono da tutto il mondo.
- Anche secondo me no. Poi Mussolini avrebbe vietato il collegamento a internet o a YouTube, perché anche oggi in tutte le dittature è così. Non si vuole che la verità venga diffusa e non è possibile avere accesso libero a internet o ai social come succede da noi, vedi Cina o Corea del Nord.

- Secondo me sì, perché avrebbe potuto far arrivare le sue parole e i suoi video a tutti gli italiani attraverso i social. Se lui voleva ottenere successo con la comunicazione, i cellulari e internet erano perfetti


- Prof, possiamo vedere su YouTube la dichiarazione di guerra di Mussolini? L'ho già vista, ma vorrei rivederla...
- Però è impressionante tutta quella folla che tace quando dice lui e grida quando dice lui
- Sì, vabbè... sembra che qualcuno dica di applaudire a tempo come nelle trasmissioni tv. Secondo me erano tutti rincitrulliti 
- Queste inquadrature della folla che lo ascolta secondo me sono molto belle

il video è stato mostrato da YouTube

- Ho visto che alcuni di voi hanno sorriso al grido "Vincere... e vinceremo!" Non andò così. Mussolini, una ventina d'anni dopo la presa del potere, ha trascinato il paese in una guerra tremenda e ha fatto vivere agli italiani il momento storico più buio di tutti i tempi.
Poche settimane fa in tv è stata trasmessa una serie dal titolo "La Storia", ambientata proprio negli anni di cui stiamo parlando. Vi mostrerò solo dieci minuti di questa serie, giusto per darvi un assaggio di quello che gli italiani hanno dovuto subire per le decisioni scriteriate del loro regime. L'episodio che vedremo riguarda il bombardamento di San Lorenzo, a Roma, fatto dagli alleati. Entrare in guerra voleva dire questo per la popolazione...


 su RaiPlay è stato possibile far vedere gli ultimi 10 minuti della seconda puntata della fiction La Storia
quelli relativi al bombardamento di San Lorenzo, dove Ida e Useppe riescono a sopravvivere per miracolo ma perdono la casa

... e queste sono le foto reali riferite a San Lorenzo dopo il bombardamento e in occasione della visita del Papa Pio XII alle rovine della città



- Prof, è stato bruttissimo tutto questo... 
- Sì, perché bruttissime sono le dittature, purtroppo. Tutte. Sempre. Non dimentichiamolo mai.



* nei prossimi giorni vedremo in classe anche alcune scene tratte da un film che parla magistralmente del fascismo senza che il fascismo si veda, visto che l'ambientazione è circoscritta all'interno di un condominio romano semivuoto... Una giornata particolare, con Sophia Loren e Marcello Mastroianni.
Se non lo avete visto, rimediate al più presto. Il film completo si può vedere liberamente su YouTube



lunedì 12 febbraio 2024

I (nostri) Promessi Sposi

A volte, di fronte ad attività didattiche che riscuotono un certo successo, meglio dar voce direttamente ai ragazzi.
Step di lavoro, progettazione, fasi operative e feedback vengono qui presentati dai diretti interessati.
Con tante informazioni utili - e divertenti - per noi adulti che lavoriamo per loro e con loro.
Buona lettura (e buona visione).

Tutto ha avuto inizio quando la prof di italiano ci ha assegnato un'attività molto particolare: ricreare una o più scene degli episodi dei Promessi Sposi letti in classe scegliendo di disegnare la striscia di un fumetto o registrando un video. Io e altri miei due compagni di classe, superando l'iniziale incertezza, abbiamo scelto di girare un video e abbiamo deciso di interpretare la scena di Don Abbondio e i bravi.
La location scelta? Una piccola stradina di Spoiano che, secondo noi, assomigliava molto a quella descritta nel romanzo. Visto che il sabato era l'unico giorno in cui potevamo incontrarci, ci siamo organizzati per ritrovarci tutti e tre insieme. Io e la mia compagna interpretavamo i bravi di Don Rodrigo, ci siamo truccati e vestiti cercando di seguire il più possibile le descrizioni del libro; ci siamo disegnati anche i baffi e ci siamo procurati delle armi giocattolo (la spada era di quando da piccolo andavo al carnevale di dietro casa mia). Il mio compagno che interpretava Don Abbondio ha costruito con il cartone un crocifisso da appendere al collo, si è fatto prestare un libro di preghiere e, sempre con il cartone, ha creato il colletto bianco da mettere sulla maglia nera (così poteva rappresentare meglio anche la scena in cui il curato ha paura dei bravi e si allontana il colletto dal collo). Prima di iniziare le riprese abbiamo imparato i dialoghi a memoria. Nelle prime scene abbiano registrato Don Abbondio che camminava nella stradina verso i bravi riprendendolo da due angolazioni diverse. All'inizio ci ha aiutato la mia mamma per far vedere come registrare meglio, poi abbiamo appoggiato il telefono su un tavolino e abbiamo registrato da soli.
Per rappresentare la scena del bravo che dice parolacce abbiamo inserito durante il montaggio dei "biiiip" insieme a un riquadro nero sulla bocca.
Per entrare più nel dettaglio, spiego quali sono stati i passaggi per creare questa scena:
- siamo partiti dalla scena predefinita nell'app CapCut
- abbiamo estratto l'audio
- abbiamo messo in sovraimpressione uno screenshot nero
Dopo un bel po' di tempo passato per fare l'editing, problemi di connessione e un file che inizialmente era pesantissimo, siamo riusciti finalmente a salvare e inviare il nostro lavoro. Avevamo un po' di timore a mostrarlo in classe, ma è andato tutto molto bene e siamo anche finiti nel canale YouTube della scuola  Qui sotto il nostro video e... buona visione a tutti!



Visto che dovevamo fare un compito sui Promessi Sposi realizzando un video su uno degli episodi letti in classe, noi cinque ci siamo  ritrovati a casa di S. e abbiamo deciso tutti insieme come procedere. Dopo aver riletto l’episodio della monaca di Monza, abbiamo deciso di rappresentarlo e ognuno di noi ha scelto il personaggio da impersonare e suo ruolo ben preciso: E. era Gertrude, T. la madre, G. il padre, S. la madre badessa e G. il paggio. Ci siamo occupati dei costumi in questo modo: E. aveva preso una parrucca (che dalla foto sembrava molto più bella, infatti quando l'ha indossata aveva i capelli crespi crespi), due magliette - una bianca e una nera - che servivano per il velo ed un vestito nero della sua mamma che serviva per la tonaca; S. si era messo una maglietta in testa per fare la madre badessa, T. lo stesso per impersonare la mamma di Gertrude, G. aveva una pannuccia amaranto (che gli hanno dato allo stadio di calcio visto che l'amaranto è il colore dell'Arezzo), un mestolo e una padella offerte gentilmente dalla mamma di S., e G. che aveva una giacca grigia elegante per sembrare più grande e autorevole, visto che doveva fare il padre di Gertrude. Per fare le scene abbiamo usato la location di casa di S. e per registrare il video completo abbiamo impiegato due ore. La scena che ha richiesto più tempo è quella del paggio insieme a Gertrude, perché un arciere anonimo lanciava frecce da dietro un albero. Chi era l’arciere? Il padre di Gertrude! L’arco non serviva nella scena (infatti mica se ne parla di questo nel romanzo!), ma visto che eravamo tutti insieme, ci siamo divertiti anche a farci gli scherzi e questo ha allungato le riprese di quasi un’ora! Ci siamo mangiati anche una merenda buonissima, preparata dalla mamma di S. che ci ha ospitato, e alla fine ci siamo salutati con una bella partita di nascondino. È stato un sabato molto divertente e qui potete vedere il video che abbiamo realizzato:

La monaca di Monza


Un’occasione dove posso mettere in atto le mie capacità? Non se ne trovano troppo spesso, quindi quando ce ne troviamo una di fronte qualcuna, mai lasciarsela scappare! Ho avuto l’opportunità di lavorare con dei miei piccoli talenti: la recitazione e, anche se considerato mediocre da qualcuno, la mia capacità di fare video ed editarli. Al contrario di quello che si può pensare, editare non è assolutamente facile. L’applicazione che utilizzo si chiama CapCut, anche se molte persone che lavorano nel mondo dell’editing la considerano un’app poco funzionale. All’inizio, intorno alla prima media, quando avevo appena iniziato ad usarla, lo pensavo anche io, ma solo perché dovevo ancora imparare a conoscerla. In questi anni ho imparato ad utilizzarla molto meglio in tutte le sue particolari impostazioni e mi trovo molto bene.  Più il tempo passa e più imparo, e così le mie capacità di editing migliorano. Ma sapete, non basta un buon editing per avere un video ben fatto! Perché, per applicare le modifiche in un video e ricavarci qualcosa di buono, deve essere il video in sé già ben strutturato. È sempre necessario, per queste cose, avere uno schema scritto o mentale su ciò che abbiamo intenzione di fare, passo dopo passo. Quando arriva il momento di mettere lo schema in atto, ci saranno molto probabilmente delle modifiche da inserire, come succede sempre a me, ma se abbiamo comunque un’idea di ciò che dobbiamo fare, eseguire un leggero cambiamento non causerà problemi. Ma cosa è successo dietro alle quinte di questo mio video? Come ho già detto, serve uno schema, scritto o mentale e la settimana prima delle riprese ho strutturato le mie idee ogni giorno. Ho considerato cosa fosse fattibile e cosa no, i luoghi in cui registrare, i vestiti da utilizzare, che cosa esattamente dire, come riprendere le varie scene, la durata approssimativa del video e taaaaaaaaanto altro! Considerando una cosa fondamentale: AVREI RAPPRESENTATO DA SOLA TUTTI I PERSONAGGI CHE AVEVO IN MENTE DI RAPPRESENTARE! Sabato 27 gennaio sono riuscita concretamente a mettere in atto tutti i miei piani. Non ho registrato le scene in ordine cronologico, ma in base alle mie necessità. Mentre stavo registrando le prime due scene, la telecamera mi ha mandato una scritta che diceva “spazio nella memoria interna esaurito”. Ho osservato un attimo la scritta “spazio esaurito” e ho pensato: “Ah, vabbè... tolgo la scheda  e la svuoto nel pc.” Poi ho riletto la scritta, concentrandomi su “memoria interna”. Aspe... memoria interna? IN CHE SENSO? E in quel momento ecco... sono praticamente finita nel panico! La videocamera possiede la memoria interna e la scheda di memoria. Non sono un tecnico, non so la motivazione di questa cosa, ma è così e basta. Ciò che sapevo di sicuro era questo: non sapevo come spostare i video della memoria interna nel pc! La scheda di memoria è un piccolo rettangolo che tiro fuori dalla telecamera, inserisco nel computer e prendo i dati. La memoria interna? Boh! La mia preoccupazione derivava dal fatto che nella memoria interna avevo registrato la parte più importante di tutto il video: il litigio fra Don Rodrigo e Fra Cristoforo. Per prima cosa sono andata nelle impostazioni ed ho subito selezionato la scheda di memoria. Poi, in crisi, sono corsa dal mio babbo, per chiedere aiuto. Non poteva aiutarmi in quel momento, quindi mentre aspettavo che fosse disponibile, ho registrato le altre scene. Arrivata la sera del sabato, ero riuscita a fare solo un’altra parte del video, che era pure venuta male perché l’avevo registrata troppo in fretta. Quando la sera sono finalmente riuscita a recuperare i video, ho iniziato un po' di editing. E qui ho realizzato quanto una di queste scene fosse venuta male. Per risolvere questo problema e far comunque comprendere più o meno cosa succede, ho fatto una scena in sostituzione di quella precedente. A causa dei vari problemi tecnici, ho dovuto concludere le riprese la domenica. La sera del 28 gennaio, alle 23 in punto, il video era finalmente completo. Ce l'avevo fatta!! Sono riuscita, nonostante i problemi, a ottenere un bellissimo lavoro ed ero fiera di me! Qui sotto vi lascio il video che ho realizzato e volevo aggiungere che, facendo questo compito, ho imparato mole cose che non sapevo e che so che mi torneranno utili in futuro. Come dico nel video, l'immaginazione per  me è un fondo senza fine. Sono queste cose che danno ai miei sogni l’opportunità di diventare realtà. Sono fiera del mio impegno e so che questa è stata una cosa che mi porterò sempre col cuore. Buona visione.

Un'attrice, tanti personaggi

 

mercoledì 13 dicembre 2023

Silenzio in aula: ragazzi e debate

 


Qualche settimana fa ho riscontrato in classe un tale coinvolgimento nella discussione pro e contro la musica trap, che ho deciso di indirizzare questo interesse verso finalità didattiche: testo argomentativo,  esercizio del pensiero critico e sessione di debate.

Credo che sia andata bene, almeno da ciò che scrive S. 

Stavolta la narrazione dell'esperienza la lascio alla voce dei ragazzi: a raccontare com'è andata sarà proprio S.

Buona lettura

“Silenzio in aula!”

È un peccato non averlo potuto dire, se devo essere sincera!

Un po' tutti abbiamo sognato di essere in un tribunale, in giacca e cravatta, ad urlare “obiezione!” ( e con tutti - molto probabilmente -  intendo solo io).

Ma il sogno della me di 8 anni, si è realizzato in classe.

Dopo una discussione avvenuta in aula sulla musica trap, noi compagni ci siamo schierati su due fronti: da una parte i favorevoli e, dall’altra, i contrari.

Io, ad esempio, sono contraria e mi sono inserita nel primo gruppo.

Abbiamo diviso la classe in: gruppo pro-trap, gruppo conto-trap e giudici.

Perché anche i giudici? Perché c’è stato bisogno di una giuria!

Ci è stata data la possibilità di sperimentare una specie di ricostruzione di un processo in un tribunale, con arringhe da avvocati e di sentenze emesse da una giuria, che in termini più “scolastici” si chiama DEBATE. Una cosa spaziale, raga!

In un’aula al secondo piano della nostra scuola, che aveva le sedie con le ruote così che potevamo riunirci meglio per discutere, ci siamo divisi in quelle tre parti di cui parlavo e i gruppi a favore e pro hanno presentato le loro argomentazioni a sostegno della rispettiva TESI.

Proprio come fanno gli avvocati in tribunale, le tesi sono state argomentate e prima ancora sono state preparate, con documentazioni varie da presentare direttamente alla giuria.

Ogni gruppo si è riunito a cerchio e si è consultato prima di iniziare.

Nel mio gruppo, per esempio, come documentazione ho portato diversi testi, le così dette “prove dei fatti” (ovvero alcuni testi delle canzoni trap e qualche articolo di giornale), e le ho condivise con agli altri.


Dopo il confronto, è iniziata la simulazione della sentenza.

Un gruppo dopo l’altro ci siamo espressi, contrastando le nostre posizione, imparando ad utilizzare un lessico specifico e ad aspettare il proprio turno per controbattere.



La volete sapere la cosa più bella?

Io e altri ci eravamo anche vestiti eleganti! Giusto per calarci meglio nei  personaggi che stanno a simboleggiare la legge!

I giudici poi si sono riuniti e, in base alle argomentazioni ascoltate, le prove mostrate e il modo di esporre, hanno scelto il vincitore.

Ha vinto il gruppo dei contrari, quello in cui ero io, soprattutto perché avevamo procurato delle prove più numerose rispetto ai favorevoli (questo ha espresso nella sentenza la giuria), ma abbiamo tutti accettato la vittoria con sportività e siamo usciti dal personaggio di avvocato per tornare ad essere i compagni di classe di sempre.

È stata un esperienza spaziale, che mi ha fatto capire bene come delle persone mature dovrebbero confrontarsi (e mi ha fatto capire anche che questo potrebbe diventare il mio mestiere, perché no?)

È stata anche una esercitazione sul testo argomentativo, svolta in forma orale.

Ottimo modo per imparare la struttura di questo genere testuale in modo divertente!

Davvero un’idea geniale!

Spero di replicare esperienze simili e spero anche di riuscire a dire “Silenzio in aula” nel prossimo Debate!

Io scrivo, tu scrivi, noi scriviamo: un esperimento di scrittura collettiva

 

Tutto è cominciato da un esercizio di rinforzo grammaticale semplice semplice: inventare una breve storia in cui siano inseriti tutti i gradi dell'aggettivo qualificativo.
Siamo in una classe prima e stiamo facendo riflessione linguistica. Ripassiamo l'aggettivo qualificativo, applicandolo in contesto, e proviamo a inventare storie in cui i protagonisti si mostrino simpatici, più o meno simpatici o simpatici quanto, simpaticissimi o i più simpatici di tutti.
Noto che i ragazzi hanno molta fantasia: i principi, gli sportivi, gli eroi animati, i buffoni di corte, le regine, le ragazze del web, gli animali domestici o selvaggi - tutti quanti delineati/e a suon di aggettivi - litigano o subiscono metamorfosi, affrontano pericoli o vincono gare sportive, attirano like o salvano il mondo... insomma, le avventure che ne stavano uscendo erano troppo interessanti per relegarle a semplici esercitazioni grammaticali, così ho deciso di variare la programmazione e di fare in modo di recuperare tutte le idee da far confluire in una maxi-storia scritta in modalità collettiva.
Senza scomodare Don Milani o Mario Lodi con i loro incredibili risultati raggiunti nella scrittura collaborativa, ritengo che sperimentare attività in cui si progetta, si discute, si scrive e ci si confronta insieme vada sempre a beneficio dell'intera comunità classe, quindi ho programmato ulteriori consegne per raggiungere lo scopo prefissato, anche tenendo presente le Indicazioni nazionali stesse che richiamano più volte a produzioni di scrittura creativa da svolgersi anche in modalità collettiva.
Nelle Indicazioni nazionali si fa riferimento, altresì, alle forme di rielaborazione e pubblicazione dei lavori su web o formato digitale, quindi nella programmazione delle varie attività, alla fase analogica avrei potuto alternare una fase digitale e multimediale. Ed è quello che è avvenuto.
Ripercorrendo le varie tappe del percorso svolto, questi sono stati gli step di tutte le attività.

La messa a punto delle idee e l'esperimento di SCRITTURA COLLETTIVA.
Dopo la lettura delle storie incentrate sui gradi dell'aggettivo qualificativo, abbiamo stilato un elenco di tutti i personaggi, umani e animali, che comparivano nelle varie storie, ovvero un principe, una principessa, un re, una regina, un giullare di corte, un giocatore di basket, una influencer, un supereroe, uno stregone, un rospo, un cane, un lupo e un serpente.


I ragazzi, divisi in piccoli gruppi, hanno scelto due/tre personaggi a testa per renderli protagonisti di alcune avventure (anche rielaborando quelle già a suo tempo ideate) e, in fase di condivisione, abbiamo cercato di trovare dei punti in comune che facessero confluire le varie vicende in una grande avventura comune


Abbiamo discusso su alcuni elementi che potevano apparire incongruenti, questi i più rilevanti:
- nelle storie i piani temporali sono diversi: alcune sono ambientate nel passato, altre nel presente. Come poter creare, alla fine, una storia unica?
- principi e principesse medievali come possono stare insieme a influencer o campioni di basket contemporanei?
- animali e uomini insieme richiedono necessariamente di pensare ad una storia fantastica? 
Le risposte che ci siamo date sono state queste:
- sì, è possibile riscontrare piani temporali diversi in una stessa storia. Si possono inserire flasback o direttamente macchine del tempo che dall'attualità possono far catapultare al passato più remoto. Se si lavora di fantasia, si può immaginare qualsiasi cosa, giusto? Quindi via libera a influencer e sportivi contemporanei da mettere accanto a giullari o principi medievali.
- Sì, animali e uomini possono superare insieme tante avventure, sia in un mondo realistico che in un mondo fantastico, quindi avanti tutta alla loro coesistenza e alla loro collaborazione!

La storia inizia a prendere forma e questo è l'incipit che mette d'accordo tutti: due ragazzi di oggi, di cui vengono decisi nomi e luogo di residenza, vivono una storia d'amore, ma uno strano rospo darà loro filo da torcere...


Tra un ragazzo di nome Marco, bravissimo giocatore di basket e cestita migliore  della sua squadra, e la bellissima Alessia, un’influencer che possedeva un cane lupo di nome Dora, sbocciò una grande storia d’amore. Entrambi vivevano a Milano e cercavano di trascorrere insieme più tempo possibile. Ma un rospo, che in passato era stato un giullare di corte e che a causa di una maledizione venne trasformato in un animale bruttissimo per l’eternità, era molto geloso dell’amore che i ragazzi provavano l’uno per l’altro

A questo punto, è possibile far confluire le storie di coloro che avevano parlato di personaggi passati: il rospo era un giullare di corte che si era trasformato in animale a causa di una strana maledizione. Il motivo? Anzi, i motivi? Eh sì... se ne possono leggere addirittura due.
Del resto, se anche alcuni programmi televisivi nelle piattaforma di intrattenimento si strutturano come storie di cui è possibile seguire più tipologie di continuazione, perché non possiamo provare a seguire lo stessa strategia anche noi?
E allora, ecco che si potranno leggere due motivazioni diverse alla trasformazione del povero giullare in un rospo brutto e invidioso...


 Motivazione della trasformazione del giullare n. 1

Il giullare, prima della trasformazione, lavorava alla corte del re intrattenendo lui e i suoi figli, il principe e la principessa. Il giullare però si innamorò della principessa e, quando il re lo scoprì, chiamò a corte uno stregone, lo ricompensò con un sacco di soldi in cambio di una maledizione: il giullare sarebbe dovuto diventare un rospo per l’eternità. E così avvenne. Non solo: il rospo sarebbe stato invidioso di qualsiasi coppia di innamorati a cui avrebbe riservato dispetti e cattiverie.

 Motivazione della trasformazione del giullare n. 2

Il giullare, prima della trasformazione, lavorava alla corte del re intrattenendo lui e la regina, sua moglie. Un giorno la regina si offese per una battuta spiritosa del giullare e il re decise di dargli una punizione: chiamò uno stregone che viveva nel bosco, e che odiava i giullari, per ucciderlo, ma lo stregone disse che era esagerato uccidere qualcuno per una battuta. Allora il re chiamò la principessa, sua figlia, che viveva lontano e che era un’abile maga capace di usare pozioni magiche. La ragazza, così, lo trasformò per l’eternità in un rospo brutto e cattivo. 

Ma cosa succede, nel frattempo, ai due innamorati? Che cosa si inventa il rospo per separarli? E come andrà a finire? 
Stessa strategia della doppia continuazione: i lettori potranno leggere i due sviluppi della storia, con relativo finale, uno lieto per tutti i personaggi, uno un po' meno lieto per il povero rospo...

Continuazione della storia e finale n. 1

Il rospo si accorse che Alessia somigliava molto alla principessa di cui si era innamorato, così si rivolse al vecchio stregone (quello che aveva chiamato il re per ucciderlo e che gli aveva salvato la vita) e, convinto che fosse la stessa ragazza  reincarnata, la voleva riportare con lui indietro nel tempo, quando era ancora giullare, per vivere con lei in un castello lontano da tutti. Era convinto che fosse la stessa ragazza perché faceva tutte le mosse da influencer anche quando era al castello: si vestiva elegante perfino per andare a dormire, le piaceva farsi ammirare al ballo e riceveva moltissimi complimenti (che ora erano diventati like). Lo stregone gli fece apparire un portale in cui il rospo avrebbe potuto far entrare la ragazza per farla tornare indietro nel tempo. Quando Alessia e Marco passarono vicino al portale (che era in una strada secondaria di Milano dove i due passeggiavano tutte le sere), il rospo fece partire un altro incantesimo preparato dallo stregone: il pianto del cane Dora che sembrava provenire proprio da lì. Alessia, visto che credeva che il suo cane fosse in pericolo, stava per precipitarsi dentro il portale, ma Marco, che aveva intuito che c’era qualcosa di strano, colpì il portale con il pallone da basket che aveva con sé e, con la sua precisione da cestista, lo fece saltare in aria. I due ragazzi erano salvi, ma lo stregone, che prima odiava i rospi ma ora gli stavano simpatici, decise di accontentare anche il rospo: gli fece conoscere una bella rana, così avrebbe smesso di essere invidioso. Tutti vissero felici e contenti, sia Alessia e Marco che il rospo e la sua fidanzata rana.

 Continuazione della storia e finale n. 2

Di prima mattina, quando ancora molti milanesi dormivano, Marco e Alessia decisero di fare una passeggiata lungo i Navigli insieme al cane Dora. Il rospo li vede e immediatamente passò all’azione: proprio quando tutti e tre si trovavano vicini al bordo di un canale, balzò sopra le loro teste e li spaventò così tanto da farli cadere in acqua. Purtroppo solo il cane sapeva nuotare e i due ragazzi stavano per affogare. Marco, interessato solo a giocare a basket, non era  mai andato a fare corsi di nuoto, mentre Alessia, desiderosa solo di ottenere like, si fotografava spesso a bordo piscina con il costume da bagno, ma non si immergeva mai in acqua per non rovinare il trucco e i capelli, quindi non aveva imparato a nuotare nemmeno lei. Forse se a Milano ci fosse stato il mare si sarebbero decisi a frequentare qualche corso di nuoto, ma il mare non c’è, quindi niente. Il cane, però, riuscì a risalire in strada e, con i suoi forti guaiti, attirò l’arrivo di un super-eroe che, volando nei cieli sopra i Navigli, venne a salvare Marco e Alessia appena in tempo. I due ragazzi, felici di essere sopravvissuti, decisero di sposarsi prima possibile e il matrimonio avvenne pochi giorni dopo alle Bahamas. I regali di nozze furono costosissimi – Marco e Alessia avevano parenti molto ricchi –, infatti ricevettero una villa di quattro piani, con cuccia fucsia per Dora, e una Ferrari fiammante. Il rospo però era ancora più invidioso, quindi decise di nuovo di passare all’azione. Durante il matrimonio arrivò all’improvviso e spaventò tutti gli invitati. Ma ancora una volta venne in aiuto il cane che, senza ricorrere al super-eroe ma a un suo amico serpente, dette un morso al rospo mentre il serpente lo teneva fermo, dicendogli che, se si fosse di nuovo ripresentato, lo avrebbero ucciso e poi fatto schiacciare dalle ruote della Ferrari. Il rospo ebbe paura di queste minacce e sparì per sempre, mentre Marco e Alessia vissero per sempre felici e contenti.

Ecco qua! La strategia di inserire in contemporanea più storie a diversa continuazione ha permesso di includere più idee possibili e dà modo al lettore di seguire sviluppi di trame differenti.
Non è sempre stato lineare mettere d'accordo tutti sulle varie tappe avventurose e su qualche storia si è dovuto cercare qualche compromesso o si son dovute adattare alcune idee (due ragazzi avevano pensato inizialmente di far annegare i due protagonisti, ma tutti abbiamo concordato che farli salvare sarebbe  stato più opportuno, anche per inserire più fatti e più personaggi, quindi più idee e più suggerimenti.
A questo punto, tutti pronti per la rielaborazione e la pubblicazione via digitale!
La storia è stata riportata su Canva e sono stati inserite delle immagini con l'intelligenza artificiale, funzione permessa da Canva, ma anche da altre fonti, ad esempio lo stesso motore di ricerca Bing Image Creator su Microsoft Edge (i disegni provengono da questo archivio ricercate secondo una stringa contenente parole chiave).


Tutto il lavoro è stato infine pubblicato sul blog della scuola, all'interno del sito istituzionale, e questo è il link

Ma non è finita qui.
Visto che in classe stiamo affrontando la fiaba, perché non partire da questa storia collettiva per individuare le caratteristiche del genere stesso?
Tutti di nuovo tutti suddivisi a piccolo gruppo per lavorare su antagonista, protagonista, aiutanti, mezzi magici e le varie funzioni di Propp!
Qui un po' di considerazioni... e alla prossima storia (naturalmente collettiva!)